Canolo, la Sagra di San Paolo e le tradizioni

di Emilia e Lindo
canolo

Canolo, la Sagra di San Paolo e le tradizioni

Oggi rileggiamo uno dei bei racconti di Giulio Taparelli, in cui parla di Canolo e della tradizione di San Paolo, festa grande!

Canolo e il suo Patrono, San Paolo

Il 25 Gennaio la Chiesa Cattolica festeggia la Conversione di San Paolo, il giovane pagano miracolato sulla via di Damasco, divenuto pietra miliare della fede cristiana.
Ma, nella Bassa, questa giornata ha un tono profetico.
Come tutto il mese di gennaio è un periodo di “segni”,  il tempo in cui gli agricoltori facevano previsioni sul tempo e sui raccolti.

La tradizione

San Paolo è il protettore di una frazione di Correggio: Villa Canolo, dove era festa grande.
Le famiglie invitavano amici e persone in vista e andavano a gara a contare le vetture e le carrozze che si ammucchiavano nelle aie.

Placàn al na’ vû dès (Pellacani ne ha avuti dieci), 
Acòrs sett (Accorsi sette)
Cucòun nòv (Cocconi nove)
E così via, creando spiacevoli confronti, che erano causa di litigi e dissapori.
Così per San Paolo si andava a Canolo con qualsiasi tempo: acqua, vento, neve o tempesta!

l’arrivo degli invitati

“Avanti.. avanti!.. cal s’acòmda, che svèin à la spósa và bein! (avanti, avanti, si accomodi vicino alla moglie va bene)
mò che néva! (ma che neve!)
L’era da l’utanta can’nin’ gniva tànta! (Era dall’ottanta che non ne veniva così tanta)

Canolo, Il menù

E arrivavano i cappelletti in un brodo di gallina e manzo da far rivivere un morto.
Una scodella da caffè e latte vicino alla fondina ricordava che si poteva anche “Magnér in veìn” (mettere un mestolo di cappelletti senza brodo nella scodella, che poi veniva riempita con ottimo lambrusco)

 

sagra

sagra

Dopo i cappelletti venivano serviti cappone e manzo lessati, con testina di vitello in salsa d’erb bouni
Quindi arrosto di faraona con al patàchi friti

Finito l’arrosto compariva al capèl da pret con fagioli in umido
Alla fine del pranzo arrivavano due grandi piatti di tortellini e, se si era ammazzato il maiale di recente, una torta di sangue. 

cavolo

La seduta gastronomica si protraeva per ore e spesso, quando già imbruniva, poteva apparire sulla tavola rinnovata un bel cotechino in umido.
C’era qualcuno che si rimetteva il tovagliolo e attaccava di nuovo!

C’è da chiedersi com’era possibile non sentirsi male dopo tanto cibo e vino ingurgitati.
Ma un mio caro amico, grande cacciatore e grande mangiatore diceva a tutti i commensali: “Magnè pur, àn preeocupèv mià, che cost’chè al casa so tùt” (mangiate pure, non preoccupatevi, che questo manda giù tutto)

La sera freddissima e il ritorno in calesse, a passo lento, facevano smaltire il fumo dei vini e il peso dei cibi.

“E noi che siam di Canolo paura non abbiamo”
E certamente paura non avevano di affrontare un bel piatto di caplèt o di cotechino con fagioli e cotiche!

Le frazioni di Correggio: puoi leggere qui quali sono e come scoprirle 

L’immagine di copertina è di proprietà dei Beni Culturali Standard (BCS)

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