Il Pescatore reggiano, cronaca di vita in campagna
Curiosando fra vecchi libri su Correggio abbiamo trovato questo diario, annotato sul Pescatore reggiano, che solo una persona geniale come Giulio Taparelli poteva trasformare in una lettura tanto divertente.
Una lettura che ci ha portato in punta di piedi in una famiglia tipica dell’epoca.
Il Pescatore reggiano, trovato in una vecchia casa colonica diroccata, ancora appeso a quella che doveva essere la porta della cucina, traballante e fissata ad un unico cardine.
Il Pescatore reggiano, un vecchio calendario, o quello che ne restava, affumicato dal focolare, unto dalle ditate, punteggiato dalle cacature di mosche.
Datato 1920, era consultato ogni giorno e annotato dei fatti più salienti. Una cronaca di vita in un linguaggio misto fra dialetto e italiano, fatto da persone sconosciute, una famiglia tipica dell’epoca, che Giulio ha cercato di ricostruire.
Il Pescatore Reggiano, cronaca vita in campagna nel 1920
di Giulio Taparelli
“Qua e là affiorano sul Pescatore reggiano nomi di persone: così un “Brando” (Idelbrando) compare parecchie volte in argomenti importanti e l’ho identificato come “al biolch”, forse fratello del cronista, che invece doveva essere “al resdòr”, quindi “la Ciùfa” (evidentemente il nomignolo è dovuto ai capelli abbondanti e ricciuti) era, con tutta probabilità, “la resdòra”.
Il suo ruolo è rivelato dalle molteplici presenze in fatti inerenti l’andamento della casa. E’ lei che domina la cronaca.
Poi ci sono i nonni, guide dell’unità familiare, di cui si avverte l’affetto che li circonda. Una cronaca di vita vissuta in un anno abbastanza buono, perché la campagna non ha avuto danni dal gelo né dai temporali estivi.
Le bestie bovine, “al capitél”, hanno dato latte e vitelli, l’uva, abbondante nonostante i timori di Brando, è stata n parte venduta e in parte vinificata per l’uso della famiglia.
L’uccisione di una grossa scrofa ha riempito la dispensa, mentre la polleria e i conigli hanno fornito carne e qualche soldarello.
La salute non è mancata: cosa pretendere di più?. La coabitazione diveniva quasi una necessità, ma nelle grandi case coloniche c’era posto per le coppie vecchie e nuove e il cibo, preparato dalla resdòra, riuniva intorno al grande desco la famiglia intera.
Non sempre l’accordo regnava perfetto (specie fra le nuore) ma ogni turbamento veniva sopito dagli anziani e dal rigido ordinamento imposto dalla resdòra.
Di seguito le scritte in dialetto e la traduzione, davvero necessaria
Il Pescatore Reggiano: Znér, Gennaio
1 – Incô lè al prìm ed l’àn, i dìsen clé edmeí veder al Diével che nà dóna. Me a iò vist Miro, chi dìsen cal sia na mèsa dóna cuma la mitémia?
– Oggi è il primo giorno dell’anno. Dicono che è meglio vedere il Demonio che una donna. Io ho visto Miro, che dicono sia una mezza donna: come la mettiamo?
4 – A neva
– Nevica
5 – A neva incóra
– Nevica ancora
6 – La nona la dis che al dé al se slunghé
– La nonna dice che la giornata si è allungata
15 – A ghé i giasó ind’la gronda
– Si sono formati i ghiaccioli alla grondaia
17 – Sant’Antoni da la berba bianca. A fióca
– Oggi è Sant’Antonio dalla barba bianca. Nevica
20 – L’è fred e ghe la bréina insíma a i elbér
– E’ freddo e c’è la brina sugli alberi
21- Stamatéina a iém fát la róta nál viasol cun Rabit, Tasoun e Bósa. A druvem la pióda ed Pergett e al caval d’Urbéin
– Questa mattina abbiamo fatto la spalata della neve nel viottolo con Rabitti, Ferretti e Veroni. Usiamo lo spartineve di Pergetti e il cavallo di Montanari
23 – Berto Catéin l’è gnû a sénter quand a vrém fér pcaría. La Ciúfa la dis ca vá bein al tri ed Ferver
– Alberto Cattini è già venuto a sentire quando vogliamo uccidere il maiale. La Ciúfa dice che andrebbe bene il tre di Febbraio
24 – E slé l’acqua in ti fós. Al nono, puvrét, al dis cal séint di sgrisór ed fréd zó per la schina. La nona al l’à mis a lét cun nà préda scaldéda in tal fuglér e ná butiglia d’acqua buîenta in ti pé
– E’ gelata l’acqua nei fossi. Il nonno, poverino, dice che sente dei brividi alla schiena, la nonna l’ha messo a letto con un mattone riscaldato nel camino e una bottiglia di acqua calda nei piedi.
25 – Incó l’è San Pével da Cánel*. Me e Brando andém a fér San Pével a cà di Placán. La Ciúfa la sá dé un trign ed savor da regaler a la Vitoria, muiera ed Santin
– Oggi è S. Paolo, protettore di Canolo. Io e Brando andiamo a festeggiarlo in casa dei Pellacani. La Ciúfa ci ha dato un vaso di savor da regalare alla Vittoria, moglie di Sante. 25 erano i commensali presenti.
26 – A fióca, sa cuntinua acsé a in vin un cul
– Nevica, se continua così ne viene fino all’altezza del sedere
27 – A îo fini al scalét cà iva invié in Dicember e Brando l’a fât un bel zóv in un légn ed marùga.
– Ho ultimato la scala a tre gambe che avevo iniziato nel mese di Dicembre e Brando ha fatto un bel giogo in legno di robinia
29 – Al nono al sta mél, la Ciufa l’agh’fa dal papéini e l’Oriele la gâ fàt di sfrégh cun l’óli d’urtiga, clé un ói cal psiga e al fa starnudér
– Il nonno poverino sta male; la Ciufa gli fa gli impiastri con la farina di lino, mentre l’Oriele gli ha fatto dei massaggi con l’olio di ortica, che pizzica e fa sternutire
31- La Móra l’à mis zó un bel vidél, lè steda la prima, pó agh’srà la Parigia e la Bisa. Brando al dis che al Capitél l’e a post, ma forsi agh’sra da cumprér dal féin ai prim ed Mérs. Sperém che la segàla la végna su bunóra.
– La vacca che chiamiamo Lora si è sgravata di un vitello, è stata la prima, poi partoriranno la Parigia e la Bigia. Brando dice che le bestie stanno bene ma occorrerà forse acquistare del fieno per arrivare alla primavera, ai primi di Marzo. Speriamo che la segale cresca presto.
Note:
* San Paolo, Patrono di Canolo, grande festa che si protraeva per giorni. Era consuetudine delle famiglie benestanti canolesi invitare amici e personalità. Andavano a gara a chi aveva più invitati: il numero 25 indica i commensali presenti alla tavola dei Pellacani. Chi più ne aveva più era importante. Si diceva: Acórs al na avú dés, Cucón dòdes, ecc.
Il Pescatore Reggiano, Fervér, Febbraio
2 – A tira un véint fréd. L’è la Serióla*
– Soffia un vento freddo, oggi è la Candelora
3 – A tachém a puder i olém dal rivél a sem a boun punt.
– Cominciamo a tagliare gli olmi degli argini, siamo già avanti in questo lavoro
5 – A sun andé a Curés a ciamér al dutór Bisaréin* per al nóno. Lé gnû stabás, al l’à palpé e sculté mo là squasé la tésta.
– Sono andato a Correggio per chiamare il Dottor Bisi perché venga a visitare il nonno. E’ venuto nel pomeriggio, lo ha visitato, lo ha auscultato ma ha scosso la testa.
7 – L’è mort al nono: l’era dal 41
– E’ morto il nonno: era del 41 (1841)
8 – A iém supli al nono a Manderiól, al Periór l’à dit cléra ste un brév óm.
– Abbiamo fatto il funerale al nonno a Villa Mandriolo; il Parroco ha fatto un discorso e ha detto che era un bravo uomo.
10 – Berto l’à speté ca murisa al nono e pó lé gnû a fér pcaria
– Berto ha aspettato che morisse il nonno poi è venuto a uccidere il maiale
11- Cal dóni i stúven i salam e i han mis a salér i persut e al spali: la nimela l’à de na bouna résa.
– Le donne di casa “stufano” i salami e hanno messo in sale i prosciutti e le spalle: la scrofa ha dato una buona resa
13 – La Ciúfa l’à mis a côv la ciósa nigra e l’Oriele quéla róssa
– La Ciúfa ha messo a covare la chioccia mera e l’Oriele quella rossa.
15 – Incó le San Faustéin sperem ca se schelda l’aria perché l’è fred di mondi
– Oggi è San Faustino, speriamo che si scaldi l’aria perché è molto freddo
28 – A sem a có cun i ólem: Brando al se spudaié na mán ma lé roba da gninto
– Stiamo finendo la potatura degli olmi: Brando si è ferito una mano con l’accetta, ma è una ferita leggera.
Note:
· Seriola o Candelora.: “o cà piova, o cà néva, o cà tira la cursòla da l’invéren a sém fòra. (Che piova, nevichi o tiri vento, l’inverno è quasi finito)
· Bisaréin: Il Dott. Bisi era famoso nelle campagne per le sue strane ma efficaci terapie. Per curare i reumatismi infornava l’ammalato dopo la cottura del pane, ecc. ecc.
Il Pescatore reggiano, Mérs Marzo
1 – La nona la tolt zô al calendri *da incô
– La nonna ha cominciato a prendere le calende da oggi
9 – A iém cumpré un nimel ed 20 Kilo da Binôt – 15
– Abbiamo comperato un maialino da 20 Kg. da Mariani – 15 lire
11 – La Sina Oriele l’à mis a cuvér i òv ed nader e la cúnia l’à na fat nóv
– La zia Oriele ha messo a cova uova di anitra e la coniglia ha partorito 9 piccoli
13 – A iô tolt un servitor clé un Bighét da Canel a déres nà màn a purtér a cà i fâs e a puder la vida.
– Ho assunto un servitore che è un Bartoli di Canolo perché ci aiuti a portare a casa le fascine e potare la vite.
15 – La neva la séra squaieda, ma inco a vin zó dal falistri
– La neve si era già sciolta, ma oggi c’è nevischio
19 – La Parigia l’à fat un mansól bianc
– La vacca che si chiama Parigia ha partorito un vitello bianco
24 – A tachem a puder la vida. Brando al tém clá sia sléda.
– Si comincia a potare la vite. Brando teme che sia gelata.
30 – As’ved la segála
– Nei campi spunta la segale
31 – Ultem filós*
– Questa sera facciamo l’ultimo filós
Note:
· Calendri, calende: Si prendevano a Gennaio o a Marzo con l’osservazione dei fenomeni atmosferici che si verificavano nei primi giorni di Gennaio o di Marzo. Es: se il primo del mese era bel tempo, anche Gennaio sarebbe stato bello, Se il secondo giorno era piovoso Febbraio sarebbe stato brutto ecc.
· Filós: era una riunione di amici nelle stalle. Questi incontri si tenevano da Novembre a marzo, ora da uno, ora dall’altro: si giocava a carte, si filava, si chiacchierava mentre fuori la terra era in una morsa di gelo.
Il Pescatore reggiano, Avril, Aprile
2 – A tachem a pudér la vida in tal pruvani. Me a digh clé sana
– Cominciamo a potare la vite nelle piantate strette. Io dico che è sana
5 – A sem andé me e Brando al marché a Curés per sinter cuma al va al marché di vidé. Plisérd al dis cla va mèl.
– Io e Brando siamo andati al mercato di Correggio per informarci sull’andamento del prezzo dei vitelli. Pellicciari dice che va male.
6 – Cal dóni i han vindú dô vinteini d’óv, dû toch ed l’an pasé e 4 nàder. Qui lé in bési sô *
– Le donne di casa hanno venduto due ventine di uova, due tacchini dell’anno scorso e quattro anitre. Quei soldi lì sono loro
7 – Lé tri dé ca pióv
– Sono tre giorni che piove
16 – La suràsa là canté tuta nót. La Ciúfa l’à sié pral lét tuta la nót
– Il barbagianni ha cantato tutta la notte. La Ciúfa non prendeva sonno e si è agitata fino al mattino
17 – La nimèla l’àn màgna mia
– La scrofa non mangia più
18 – L’è gnû Berto cal dis clé quistioun dal filet ed la lingua.* Acsé agh l’à taié e puli cun dal sél. Di sigh da la Madóna
– E’ venuto Berto (Cattini) e dice che si tratta del fremulo della lingua. Così glielo ha tagliato e disinfettato col sale. Il maiale cacciava urla tremende
20 – A piov sémper da su quant dé andém al casél tut i dé. A ier a n’em avu 22 e 7
– Piove da qualche giorno. Da alcuni giorni portiamo regolarmente il latte al caseificio. Ieri ne abbiamo avuto 22 litri e 7 etti.
25 – L’Oriele cla và sémper al casél l’à dit che al Casér al taca a fér la ricóta
– L’Oriele, che va sempre al caseificio, ha detto che il cascinaio ha cominciato a fare la ricotta
30 – A làt andém béin 22.8 – 22.6 – 23
– Con la produzione di latte andiamo bene. Litri 22.8 – 22.6 – 23
Note:
· Gli utili ricavati dalla polleria e dagli animali da cortile erano patrimonio delle donne di casa. Con quei soldini potevano fare qualche spesuccia anche voluttuaria
· Filet ed la lingua.Il beccaio Berto diagnosticava che il maiale non mangiava più per il fremulo della lingua troppo teso e lo taglia. Una manciata di sale che brucia tremendamente sulla ferita sostiuisce egregiamente l’antibiotico moderno.
Il Pescatore reggiano, Mág, Maggio
3 – A iém vindû du vidé a Pliserd. 112 a pés viv
– Abbiamo venduto due vitelli a Pellicciari. 112 a peso vivo
12 – A se spusé me cuséina Mariéta cun Girólem Casót. L’era quindes ân chi féven l’amor. A sem andé a nós.
– Si è sposata mia cugina Marietta con Gerolamo Lugli. Facevano all’amore da quindici anni. Siamo andati a nozze
29 – La Ciúfa la dis can g’hé mia gnû al sô robi. Ca sia sté la nôt ed la surása?
– La Ciúfa dice che non le sono venuti i mestrui. Che sia accaduto la notte in cui cantò il barbagianni?
30 – A iem lughé dû be car ed fein bel sech
– Abbiamo nascosto nel fienile due bei carri di fieno secco
31 – E gnû un brut tempurél ma seinsa timpésta. La nona l’à mis in l’era al gavél e al muiéti *
– E’ venuto un brutto temporale, ma senza grandine. La nonna ha messo nell’aia la paletta e le molle del camino
Note:
· Il timore dei temporali era ancestrale, riti pagani e orazioni cristiane si ripetevano sulle aie. Uno dei più noti era quello che compiva la sdóra mettendo in croce la paletta e le molle del focolare nell’aia.
Il Pescatore reggiano, Zúgn, Giugno
4 – E gnû i Ferari, i scarpuléin a giustér i pulach, A iô cumpré al curàm da Burchéta a Curés
– Sono venuti i fratelli Ferrari che fanno il mestiere di calzolai ambulanti. Ho acquistato il cuoio da Boni a Correggio
15 – Lè cheld, al srési i tachen a gnir róssi
– E’ caldo, le ciliegie sono quasi mature
20 – La me cuséina la Mariéta clà sé spuséda ai dódes dal més pasé l’a vu fiol. As véd clera inuvéda da un pés!
– Mia cugina la Marietta che si è sposata il 12 del mese scorso, ha avuto un figlio: si vede che era gravida da un bel po’ di tempo!
25 – San Svàn. A iém ciapé la guàsa cun i Catéin, i Casoun, i Bósa e i Acors. A iô impié un bel fogh e a se balé, magné e bû
– San Giovanni. Abbiamo preso la rugiada con i Cattini, i Ferretti, i Veroni e gli Accorsi. Si è ballato, mangiato e bevuto. Ho acceso un bel fuoco
29 – San Péder.* Un straveint cun acqua e un poch ed timpesta
– San Pietro: è venuto un temporale con acqua e un poco di grandine
Note:
· San Pietro e Paolo, ricorrenza temutissima per i temporali che solitamente scoppiavano in quel giorno. Si diceva “A iémm schivé al tempurél ed San Péder”
Il Pescatore reggiano, Lúi, Luglio
6 – Al furmeint l’è madur, al gà la testa pesa. Tachem a méder
– Il grano è maturo, ha la spiga pesante, cominciamo a mietere
10 – Andém a Mandri ca ghé al Veschév
– Andiamo alla Chiesa di Mandrio dove c’è il Vescovo
20 – E gnû Derico Catéin da Canel cun al Mogul e la tachéda da bater (12 óvri, 4 ori – 98 minôt * 1,5 ed mundía)
– E’ venuto Ulderico Cattini da Canolo con la macchina (Mogul), la trebbiatrice e l’imballatrice –(12 operai, 4 ore di lavoro, 98 mine, 1,5 di scarto)
25 – Cun i Casóun e i Bósa a sein andé al Grási tach a Mantva
– In compagnia dei Ferretti e dei Veroni siamo andati al Santuario delle Grazie vicino a Mantova
Note:
· minôt, mine: Una mina era 50 Kg. Era un contenitore di legno o lamiera che raccoglieva il grano dal bocchettone della trebbiatrice
Il Pescatore reggiano, Agóst, Agosto
14 – L’ansalóta la taca a madurér. La ghà di gran négher
– L’uva ancellotta comincia a maturare; ha già gli acini neri
18 – L’è un chêld da boia. La Ciúfa cla gá la pansa grósa, la patis di mondi al chêld
– E’ un gran caldo. La Ciúfa, che è incinta da qualche mese, soffre molto il caldo
24 – Iér a iem magné l’ultma cópa
– Ieri abbiamo mangiato l’ultima coppa di agosto
Il Pescatore reggiano, Sétember, Settembre
10 – L’ansalóta e l’uva bianca în avanti, al Masóun e al Salamein stétra stmána
– L’uva Ancellotta e l’uva bianca sono a buon punto di maturazione, il Mazzone e il Salamino saranno pronti la prossima settimana
12 – A se scurté la giurnéda e al dábas as cgnós bein
– Si è accorciato il giorno, ce se ne accorge bene nel pomeriggio
15 – Brando l’à mné al tor ed Franceschini la Parigia clé màta
– Brando ha condotto alla monta dal toro dei Franceschini la nostra mucca Parigia che era in calore
18 – Tachém a vindmér l’uva bianca. A farém suquanti butîli
– Cominciamo a vendemmiare l’uva bianca, ne faremo qualche bottiglia
20 – L’è gnû un scranér dal mantván a impaier al scrani.
– E’ venuto uno “scranaro” dal mantovano per rifare i sedili di paglia alle nostre sedie
29 – La nona la gà sempér la tósa.* La Ciúfa lag’fa un bevróun d’érbi cla sa lé
– La nonna ha sempre la tosse. La Ciúfa le prepara una tisana con delle erbe che lei conosce
30 – Adésa as réra bein
– Ora si ara bene
Note:
· La cura contro la tosse era la tisana fatta con varie erbe, i cataplasmi e la carta blu usata dai droghieri. Si scaldava del sego poi lo si spalmava sul petto dell’ammalato coprendolo con della carta blu traforata.
Il Pescatore reggiano, Utóber, Ottobre
9 – A iém fini l’Ansalóta a tachém cun al Salaméin e la Graspa Róssa
– Abbiamo finito di vendemmiare l’uva Ancellotta e cominciamo con la Graspa Rossa
22 – Cun al Padroun a sé vindû l’uva a Dondena. Per nuéter a iem fat 3 bóti ed vein boun e 1 tinàs ed Puntaloún*
– Col padrone abbiamo venduto l’uva al Sig. Dondena. Per la nostra famiglia abbiamo fatto 3 botti di vino buono e 1 tino di vinello
27 – A s’armagn da rér sol la pruvana ed més
– Ci rimane solamente la terra di una piantata e poi l’aratura è finita
28 – La nona la se mìsa a lét. Al Dutor Bisaréin al dis clé un brut lavór
– La nonna si è messa a letto. Il Dottor Bisi dice che è un brutto lavoro
Note:
· Il vinello era detto “Puntaloún”perché le graspe restate dalla pigiatura, con aggiunta d’acqua, venivano pressate con un legno detto “puntél”
Il Pescatore reggiano, Novémber, Novembre
5 – A semném al furmeint a spái. 2 ed Manlóun e 1 ed Gentil róss
– Seminiamo il grano a mano. 2 q.li di Manlóun e 1 di Gentil rosso
11 – Catéin al fa sanmartéin e al va insima a un sit ed 14 biolchi a Tergnán. Andém cun la suméra
– Cattini cambia podere e va, come mezzadro, in una proprietà di 14 biolche in località Trignano. Lo aiutiamo a trasferire la masserizia con l’asina
15 – A taca a fer fréd, la Ciúfa la impia la luméra a la basôra. La nona l’è andéda a let prest.
– Comincia a far freddo, la Ciúfa accende la lampada a petrolio già nel pomeriggio. La nonna è andata a letto presto.
16 – Stamatéina la Ciúfa là caté la nona morta in tal són
– Questa mattina la Ciúfa ha trovato la nonna morta, probabilmente mentre dormiva
17 – A iem supli la nona tach al nono
– Abbiamo sepolto la nonna vicino al nonno
20 – A tulém su 6 sesti ed fugaréina ca butém in tal tinàs dal puntaloún
– Raccogliamo 6 ceste di uva focarina che mettiamo nel tino del vino sottile
22 – L’è fred e la nébia; stanôt a vin la bréina
– E’ freddo, c’è la nebbia; questa notte viene una brinata
23 – Éter che bréina, péra ca sia anvé e a se alvé una nébia clas táia cun al curtél
– Altro che brina! Sembra che sia nevicato e si è alzata una nebbia che si taglia col coltello
30 – Dondena l’à paghé l’uva in man al padroun e a iem vû la nostra perta: 6052. Lé stéda una béla ciapéda
– Dondena ha pagato l’uva in mano al padrone. Abbiamo avuto la nostra parte: 6052. E’ stata una bella entrata
Il Pescatore Reggiano, Dicembér, Dicembre
2 – Santa Bibiana*: a pióv
– Santa Bibbiana: piove!
9 – A sem andé al casél per al cuntról dal lat cun al Casér. A n’em vû 9492,20. Butér Kg. 10,05 a 87,20. A iem tgnû na forma da 20 chili da stagiuner in cà.
– Siamo andati al caseificio per controllare col Casaro il quantitativo che abbiamo conferito quest’anno: litri 9492,20. Burro (consumato) Kg.10,5 a 87,20. Abbiamo preso una forma tardiva di 20 Kg da stagionare in casa.
10 – Neva. La vin zò fisa
– Nevica fitto
11 – A fém la róta in tal viasól
– Spaliamo la neve nel viottolo
15 – A sun andé a purter al pendisi* al Padroun. 2 vintéini d’óv, 2 capoun da la péna bianca, 1 scudéla ed mela
– Sono andato a portare le appendici al Padrone: 2 ventina di uova, due capponi dalla penna bianca, 1 scodella di miele
17 – Bósa al sa invidé a un filós. Mo le un més clé mort la nona e la Ciúfa la dis can sta mia bein
– Veroni ci ha invitato a partecipare a un filós, ma è appena un mese che è morta la nonna e la Ciúfa dice che non è bene andare
20 – Giuvani Bréta clè cusein ed l’Oriele l’è gnû da Bais e al sa purté un sachet ed balós
– Giovanni Berretti che è cugino dell’Oriele è venuto a trovarci da Baiso e ci ha portato in dono un sacchetto di castagne
22 – Cal dóni i préperen per al Nadél; me a cós in tal fóren, dop al pán, i turté cun al savór
– Le donne di casa si danno da fare per preparare il pranzo di Natale: io metto nel forno, dopo aver cotto il pane, i tortelli dolci con il ripieno di mostarda
il forno
23 – A néva. La Ciúfa la séint di dulór e la sé zaquéda. La dis che da muménti lè a cô
– Nevica. La Ciúfa sente dei dolori e si sdraia sul letto. Dice che tra poco tempo partorirà
25 – Nadél: Caplet, mans, galéina e turtlein dolz. A vin Bósa a catéres. A iem côt i balós ed Bréta
– Natale: Cappelletti, carne di manzo, gallina e tortellini dolci. Viene a farci visita Veroni e abbiamo cotto le castagne di Berretti
26 – La Ciúfa la gâ al dói. L’Oriele la dis cla farà stanót
– La Ciúfa ha i dolori del parto. L’Oriele dice che si sgraverà stanotte.
27 – E acsé le sté. La fât dû smé masc ch’in na belésa.
– E così è stato. Ha fatto due gemelli maschi che sono una bellezza
31– Me e Brando andém in filós da Acórs. A néva incóra
– Io e Brando andiamo in filós dagli Accorsi. Nevica ancora
Note:
· L’antico detto di Santa Bibbiana 40 dé e na stmána promette bello o cattivo tempo secondo che in quel giorno sia sereno o piova. Nel caso piova si prevedono 47 giorni di maltempo
· Le appendici rappresentavano un codicillo aggiunto ai patti mezzadrivi. Venivano consegnate al padrone per Natale o in altre date stabilite. Era una misera compensazione per l’erba, il grano, il fieno che i numerosi animali da cortile tenuti dal mezzadro consumavano sulla proprietà
Il Pescatore reggiano è ancora oggi in molte case, racconta ogni giorno le vecchie tradizioni e dà consigli preziosi per orti, giardini e cucina.