Certosa di Pavia, un viaggio nel tempo
Torniamo indietro nel tempo: eccoci nel 1497, nel verde della campagna lombarda, a pochi chilometri da Pavia. La posizione è strategica: a metà strada tra Milano, capitale del ducato, e Pavia, sede della corte, nel castello visconteo.
La Certosa di Pavia è davanti a noi, un monastero cistercense del XIV secolo. Appare come una città incantata, ovattata da una coltre di nebbia. Cerchiamo di immaginare la vita che si svolgeva qui, scandita da regole e silenzio, dove monaci trascrivevano e miniavano preziosi manoscritti
Storia
La Certosa di Pavia, Madonna delle Grazie, fu fondata nel 1396 da Gian Galeazzo Visconti, nel Parco di caccia del Castello di Pavia. La sua costruzione ha richiesto quasi due secoli e, negli anni, ha ospitato diverse comunità religiose. La comunità certosina, la cistercense e la benedettina. Dal 1968 ospita una piccola congregazione monastica cistercense.
Entriamo..
Il complesso comprende un monastero ed un santuario. Da un vialetto si accede al Santuario a tre navate. Ci si trova immersi fra azzurro e oro, opere d’arte, affreschi e sculture. Dall’alto di finestre trompe-l’œil ci seguono le figure dipinte di Certosini, guardiani del loro tempio. E’ un monaco a farci rivivere la storia della Certosa e la vita che vi si svolgeva.
E’ soprattutto emozionante la visita ai chiostri e qui nella Certosa ne esistono due.
il chiostro piccolo
dove si svolgeva gran parte della vita dei monaci. Tramite i portici collegava la chiesa, la sala capitolare, la biblioteca e il refettorio.
il chiostro piccolo
Il chiostro grande
è un luogo aperto con 122 arcate che abbracciano un giardino di 125 metri di lunghezza.
Qui si trovano le celle dei monaci: 24 casette, ognuna con tre stanze e un giardino privato, dove i monaci vivevano in completa solitudine, dedicandosi alla preghiera, allo studio e al lavoro della terra.
Si entra in un’oasi di silenzio, che favorisce la meditazione.
Chiostro grande con le casette dei monaci
il giardino interno di ogni casetta
Curiosità
La Certosa, come ogni abbazia, era autosufficiente in tutto e la produzione agricola copriva il fabbisogno della comunità.
Nella stamperia, che riforniva tutte le certose d’Italia, fu prodotto nel 1561 il primo libro “Breviarium Carthusiensis”
Sul retro della chiesa un alto muro di cinta delimita i terreni dove vengono coltivate erbe medicinali. In questo spazio, dietro l’abside, si trova anche una grande peschiera in marmo che in passato serviva ai monaci per allevare pesci d’acqua dolce.
Al termine della visita alla Certosa ed ai chiostri si arriva nell’erboristeria dove i monaci propongono i loro prodotti. E’ interessante leggere i cartelli che raccontano i benefici delle erbe e i modi per prepararle.
uno dei manoscritti nell’erboristeria
E’ una visita nella storia e il complesso è un capolavoro di bellezza. La visita alle celle dei monaci riporta alle dure regole degli ordini monastici.
E’ la splendida idea per una gita e si può prolungare visitando la bella Pavia, a pochi chilometri dalla Certosa. E’ da vedere
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