Dimmi il tuo soprannome e ti dirò chi sei…
Dimmi il tuo soprannome….
storia dei soprannomi che, una volta appioppati, non ti lasciano mai più. Ovvero gli “scutmai” correggesi
Corso Mazzini
E’ innato nei correggesi dare un soprannome alle persone. E, una volta appioppato, non ti lascia più. Nemmeno sull’avviso funebre, dove appare fra parentesi vicino al nome vero.
E’, non sempre, la sintesi di caratteristiche fisiche o morali di una persona. Praticamente la caricatura in una parola, anziché in un disegno. Dimmi il tuo soprannome.. e ti dirò chi sei
Ecco gli “Scutmai” o soprannomi
Un bevitore impenitente, “Arsura” o ”Triléter”
Uno alto e magro “Pingol” o “Ragnèto”
Un grassone bonario “Butiroun”
Una persona sempre vestita di nero “Car mortuari”
Uno privo di un occhio “Finestra chiusa”
Un gobbo “Rigolèto”
Un funzionario di statura alta “L’ispettore delle grondaie”
Uno che si gratta “Spiura”
Un ometto magro e pallido “Tralêda” o “Nebbia”
Un quartiere rumoroso “La cà dal sileinsi”
Un custode incorruttibile “Muraia”
Un mezzo orbo “Civedo” o “Finestra chiusa”
Uno che cammina dondolandosi “Sberlansa”
Un edificio tozzo “Al bambazoun”
Uno che ci vedeva poco “Meza lùs”
Un edificio abitato da famiglie con pochi o niente figli “La cà di óv cêr”
Un tizio con la faccia piatta “Pagina”
Uno con grandi orecchie “Fòia” oppure “Stantaméla urèc”
Un guercio “Al bugh” – Uno di pelle nera “Al nigher” o “Burniza”
Un uomo piccolino “Al pipein”
Un avaro “Bundansa” o “Pèla”
Un musicante “Doremifà” –
Uno svelto a camminare “Galupein” o “Prèssia”
Uno che si lamenta sempre “Gnêga” o “Piangerai”
Uno che tiene in bocca il sigaro sempre spento “Pépa sèndra”
Un grosso mangiatore “Tegioun” o “Pastèla”
Una persona molto complimentosa “Vaselina”
Appartamenti scaglionati a schiera “Sgoun”
Casa dove alloggiano troppe famiglie “La cà d’gòma”
Una donna con peluria sul labbro “La sbafjina”
Uno grassottello “Pansèta” o “Balóta”
Uno di bocca larga “Bucaloun”
Un calzolaio “Burchèta” o “Sminteina”
Un venditore che non molla sul prezzo “Cirimetto”
Un attaccabrighe “Furmîga ròsa”
Un trasandato nel vestire “Sbudlê”
Una persona difficile da bloccare “Savoun”
Uno poco allegro “Simitéri”
Uno dallo sguardo incantato “Mùmia”
Uno facile ad accendersi “Ciroloide”
Uno troppo tenuto sotto custodia “Tesoruccio”
Uno molto brutto “Scarabôc” –
Un edificio troppo rivestito di travertino “Forte dei marmi”
Una persona longilinea “Lapis”
E’ geniale e piena di umorismo quest’abitudine di attribuire “scutmai” o soprannomi che poi saranno tramandati di padre in figlio. Ci ha divertito l’articolo di Gastone Tamagnini che ne ricorda alcuni e li riproponiamo, pronti ad aggiungerne altri se ce li scriverete..
Eccone altri: ne arrivano continuamente… Ma non di tutti conosciamo il significato
Uno con un certo caratterino “Veleno”
Uno piccolo e minuto “Carnera”
Un fruttivendolo “Rumela”
Uno con i capelli sempre impomatati “Brillantina”
“Strabòc”, inciampo nei giorni festivi
I due preti di Mandriolo Din e Don,
Pitina, Al Gufo, la Sislouna, Pantofla, Barùba, Begno, Milsa séca, Citego, Marinaio, Bomba, Borsa nigra, Grand Hotel, Bolero, Stagno, Topá, Spavento, Pec, Scudlot, Via col mento, Sputnik, Burgin, Dudoun e Nacio, Primavera, Avvocato Bistecca, Savan, Scanec, Spipleina, Butiron, Tubalein, Nevoso, Pistin, Ganega, Pesciolino, Fuiéta, Baléta, Spiploun, Tulèn, Al Pom, Girmi, Mesùrecia, Paganelo, Piroto.
La storia continua con altri soprannomi….
Se vuoi puoi leggere la seconda puntata
4 commenti
Che tristezza etichettare le persone! É un atteggiamento superbo, presuntuoso e controproducente. Sarebbe ora di perderla questa brutta abitudine, piuttosto che ribadirne la storicità!
Io sono cremonese di origine e sono venuta a Correggio quando mi sono sposata. Non avevo mai sentito parlare di soprannomi in questo modo e subito sono rimasta un pò così. Poi ho capito che fa parte della cultura paesana e non è un’etichettatura, ma un modo bonario per prendere in giro con simpatia, uno pseudonimo. Era già consuetudine nelle familiae romane durante l’Impero. Spesso un soprannome si protrae nel tempo e definisce una famiglia, di generazione in generazione. A volte ne distingue i ceppi numerosissimi. E’ un’abitudine dei piccoli paesi che si sta perdendo, perché si stanno perdendo i contatti, le amicizie e la goliardia di un tempo. Non so che cosa sia meglio… Io scrivo di Correggio per la mia voglia di non abbandonare la storia, gli usi ed i costumi che ci trasmettiamo di generazione in generazione. Anche questa aneddoti ci aiutano a sorridere di noi stessi e ricostruire stralci di vita vissuta.
bello! ce ne sono altre centinaia 🙂 non si salva nessuno a Curezz
E’ vero Gigi, è una particolarità correggese.. Grazie per tutti quelli che mi hai suggerito: ora li aggiungerò. Sei un collaboratore perfetto! un abbraccio