Correggio ricordi aneddoti e soprannomi

di Emilia e Lindo
Ricordi correggesi il gelataio Paganelo

Correggio ricordi aneddoti e soprannomi

Dopo l’articolo sui soprannomi pubblicato da poco abbiamo ricevuto tanto materiale ed è nato un nuovo racconto. Ne siete voi gli autori e vi ringraziamo. E’ stato divertente ricordare e rivivere momenti che sembrano lontani  e che è giusto non dimenticare.
Si sa che nei piccoli paesi si conosce tutto di tutti e che i soprannomi abbondano.
Io sono cremonese di origine e vivo a Correggio da quando mi sono sposata. Non avevo mai visto tanta fantasia e tanta goliardia applicate alle persone. Subito sono rimasta un pò così. Poi ho capito che il soprannome fa parte della cultura paesana e non è un’etichettatura, ma un modo bonario per prendere in giro con simpatia. Uno pseudonimo.
Spesso un soprannome si protrae nel tempo e definisce una famiglia, di generazione in generazione. A volte ne distingue i ceppi numerosissimi.
E’ un’abitudine dei piccoli paesi che si sta perdendo, perché si stanno perdendo i contatti, le amicizie e la goliardia di un tempo. Non so che cosa sia meglio…
Scriviamo di Correggio, dei ricordi, degli aneddoti e dei soprannomi per non dimenticare gli usi ed i costumi che si trasmettono di generazione in generazione. Anche questi aneddoti ci aiutano a sorridere di noi stessi e ricostruire stralci di vita vissuta.

Correggio,ricord, aneddoti e soprannomi: il gelataio Paganelo

Paganelo con il suo carretto dei gelati

                                                                                                                                                        (Immagine da Fotostoria Correggio, Vittoria Maselli editore, vol. I)  di Giuliana Lusuardi e Ethel Braghiroli)

Un altro aneddoto correggese: Paganelo & Piroto,  

Paganelo:  un gelataio ambulante che insieme a Dora, sua moglie, era famoso in tutte le frazioni di Correggio.  Durante l’estate girava con il suo triciclo colmo di gelato, atteso con ansia dai bambini.
“I bambini che abitavano a Budrio – racconta Lilia – lo sentivano suonare la trombetta da Correggio, tanto c’era silenzio”.
“D‘inverno aveva un carretto, trainato a mano, per la vendita dei dolciumi e del “Caramloun”, racconta Maurizio. Tutte le mattine, durante l’anno scolastico, parcheggiava il suo carretto davanti all’ ex Banca Agricola in Piazza Garibaldi. In concorrenza con un altro mitico venditore di dolciumi soprannominato “Piroto”,  che stazionava davanti a Recordati, ora Poste Italiane.
I due si contendevano il mercato, esibendosi anche nella preparazione e finitura del “caramloun” bicolore, che attirava l’attenzione dei ragazzini, in attesa dell’ingresso alle scuole medie.
Le malelingue sostenevano che il “caramloun” di Piroto fosse più saporito di quello di Paganelo  perché, era sicuramente una diceria, mentre lo tirava si sputava nelle mani perché scivolasse meglio”.

Maurizio e Giuseppe si chiedono:
Chi era il fruttivendolo che girava con il carretto e usava un marketing d’avanguardia per i tempi gridando: “L’é tuta roba mersa!”  (è tutta roba marcia). Era forse Pistin?

I ricordi correggesi continuano con Rino Davoli (al sbraioun)

Il racconto di Maurizio continua con un altro personaggio. Davoli (al sbraioun) alternava la vendita di frutta ed ortaggi con un carrettino a due ruote trainato a mano, a quella di venditore ambulante di castagnaccio, a piedi,  durante i mesi invernali.
D’inverno girava con un tavolino richiudibile appoggiato alla spalla. Una volta arrivato sul posto, con uno scatto secco lo apriva e vi appoggiava lo stampo bollente del castagnaccio. Lo tagliava a rombi e lo distribuiva su carta gialla. Il suo prezzo era di 10 lire. Non vi sembra di sentirne il profumo?

Ricordi correggesi Rino Davoli

Rino Davoli – il carrettino trainato a mano è stato sostituito con uno più moderno      (Immagine da Fotostoria Correggio, Vittoria Maselli editore, vol. II di Giuliana Lusuardi e Ethel Braghiroli)

il racconto di Gigi :

uno lento e pacato lo chiamavano sveltèina
uno decisamente secco, polpa
una signora con solo due denti rimasti, Belsoriso
uno alto e secco, una perga
uno molto basso, Preda (alto come un mattone)

un mezzo gobbo e contorto, Beldrét
uno particolarmente magro, CagnaMégra
un falegname, Sciavaròl
un muratore, Quadrél
Quelli con soprannomi particolari erano: Mardéina, Culbàs, La Cudghina, TutaTéti,

Di bevitori ce n’erano tanti. Arsura significa sete, tanta sete… di Arsura c’era persino un trio composto da: Triléter, Fiasca, Scìn.

Fiasca era anche una di spalle strette e sedere forte
una signora bassa e rotonda era LaRùzla
uno con la pressione bassa e la cattiva circolazion: ManMorta
uno lento di movimenti Béndla o TòlaDolsa
uno con gli occhi stretti: Giapòun
un nasone: Cánapa
uno senza mento: Basléta

Ringraziamo di cuore Lilia, Maurizio, Giuseppe, Gigi e tutti (veramente tanti)  che hanno contribuito in modo simpaticissimo a ricordare aneddoti e soprannomi del passato e rispolverare ricordi correggesi.

La nostra ricerca su Correggio di una volta continua. Andremo alla  scoperta del Canale dei Mulini.. Se avete informazioni, aneddoti, foto le useremo per riscoprire l’antico splendore del Canale che da Ciano  portava a Correggio le acque dal fiume Enza. Un’opera straordinaria, voluta da Borso d’Este che scopriremo insieme.

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