Via del sale: donne coraggiose fra le Alpi e il mare
Via del sale. Monumento dedicato alle donne massessi durante il periodo della Resistenza. Nato da un’idea del Prof. Claudio Palandrani, realizzato da insegnanti e studenti del Liceo Artistico “F. Palma” di Massa
(5° anno sezione Arti Figurative)
Via del sale “.. fu il mare che dette alle donne il sale, la preziosa moneta di scambio per andare ad acquistare la farina al di là dei monti… e le donne, col loro carico di sale, si arrampicavano per gli impervi sentieri delle montagne.. altre, spingendo carrettini a mano, facevano itinerari più lunghi su per i passi dell’Appennino, su per la Cisa.. e molte rimanevano per la strada, abbattute dai proiettili e dallo sfinimento, dal gelo della montagna o derubate, al ritorno, del loro carico..”
(parole di Piero Calamandrei riprese dallo scrittore Manrico Viti nel suo libro “La lunga Cisa”)
La scultura
A Marina di Massa, in Piazza Betti vicino al lungomare, si incontra questa scultura, che subito incuriosisce, fa pensare e ci si chiede che cosa rappresenti. E’ stato interessante approfondire e scoprire realtà durissime, che tutti dovremmo conoscere per poter affrontare meglio il futuro.
La storia
Nelle regioni interne dell’Appennino il sale era una merce preziosa, sia come alimento che come conservante. Furono le donne che diedero vita alla “fabbrica del sale”. Siamo nel periodo della Resistenza e ci troviamo sulla linea gotica. Il territorio era fronte di guerra aperta, gli uomini combattevano sulle montagne con I partigiani. Furono le donne ad inventarsi per aiutare le loro famiglie.
Per procurarsi merci da scambiare con un sacco di farina, si recavano, di nascosto per non farsi vedere dai tedeschi e dalle spie, in riva al mare e riempivano una grossa pentola, appesa a rami infissi nella sabbia, Lì veniva fatta bollire l’acqua marina. Al termine di una lunga bollitura, sul fondo della pentola rimaneva una manciata di sale, che veniva raccolto e messo ad asciugare e chiuso in un sacchetto di stoffa. Poi l’operazione ricominciava fino a tarda sera. Alla fine era nascosto in un luogo sicuro, fino alla consegna a chi l’avrebbe trasportato e scambiato.
Il viaggio
Il sale veniva poi portato in Garfagnana o nella pianura padana a spalla, passando da vecchi sentieri come la Via Vandelli, oppure trainando carrette lungo le strade della Cisa o del Cerreto, con il rischio di incorrere in mitragliamenti, perquisizioni e violenze da parte dei fascisti e dei tedeschi. Veniva poi scambiato con farina e altri generi di prima necessità, per sostenere i propri cari nei difficilissimi momenti dell’occupazione nazifascista.
Questo viaggio era fatto a piedi, spesso a piedi scalzi, perchè mancavano anche le scarpe, Talvolta I piedi erano avvolti in fasciature di fortuna, che avevano per suole pezzi di copertone.
I passi, appesantiti dal carico, lasciavano un’impronta profonda nella neve, che rendeva bagnati e gelidi I piedi fino a renderli insensibili a tagli e ferite.
Su quei marmi I passi delle donne apuane sono rimasti incisi profondamente, segni di una sofferenza silenziosa, di sangue e di dolore.
E’ difficile pensarle oggi, abituati ad avere attrezzature tecniche, calde e leggere. Pensare alle condizioni nelle quali arrivavano a destinazione, se arrivavano, con piedi sanguinanti e ferite. E pensare al ritorno, ai malviventi che le attendevano per derubarle.
Ci ha emozionato questa storia e sono felice di poterla condividere, perchè niente sia dimenticato. Se passate di qui cercatelo questo monumento e sentirete le nostre stesse emozioni
Molto bello il libro di poesie di Angela Maria Fruzzetti che si è dedicata allo studio e al recupero di storie, memorie e tradizioni locali.