Abbazia di Pomposa, un capolavoro dell’arte romanica.
Abbazia di Pomposa: dall’alto del suo campanile, come un faro, l’Abbazia domina il piatto paesaggio del delta del Po.
L’insula pomposiana era un’isola boscosa, circondata da due rami del fiume Po (di Volano a sud e di Goro a nord), protetta dal mare.
Situata lungo la Via Romea, collegamento dell’Europa nord orientale con Roma
Procedendo lungo la statale Romea, che collega Ravenna a Mestre, ai confini con il Parco del Delta del Po, sbuca improvviso, con potenza, dalla verde pianura, il grande campanile di 48 metri dell’abbazia di Pomposa.
Storia dell’Abbazia di Pomposa
Si sono trovate tracce di una primitiva chiesetta nell’ ottavo secolo.
Qui, fra le nebbie padane, ambiente ideale per isolarsi dal resto del mondo, meditare e vivere in pace e in contatto con Dio, i monaci benedettini crearono una piccola comunità.
Il clima salubre e il duro lavoro dei monaci contribuirono a bonificare e coltivare il terreno strappato al bosco.
L’isola fu resa abitabile, ricca di una fiorente attività agricola, di valli da pesca e della salina di Comacchio.
L’Abbazia raggiunse l’apice della fama nella prima metà dell’XI secolo, al tempo dell’Abate Guido d’Arezzo, monaco che inventò la scrittura musicale, basata sulle sette note.
Per dare spazio alla fortissima crescita di vocazioni, il monastero venne ampliato e dotato del grande chiostro, di torri e raggiunse l’aspetto di una cittadella fortificata.
Le condizioni che ne avevano facilitato la crescita ne sancirono però anche la fine.
Nel 1152 il Po ruppe gli argini a monte di Ferrara, invadendo e sconvolgendo l’assetto idrogeologico dell’intera area. Il ramo principale del fiume si spostò a nord, facendo scomparire l’isola e impaludando l’intero territorio.
Tormentati dalle zanzare e dalla malaria i monaci si ridussero da cento a venti; infine a 10 nel 1306. Nel 1663, dopo tristi vicissitudini, il monastero fu soppresso da Papa Innocenzo X e gli ultimi monaci lasciarono definitivamente Pomposa nel 1671.
Dopo secoli di abbandono, a seguito delle soppressioni napoleoniche, il complesso venne messo in vendita tramite asta pubblica.
Da quel momento i fabbricati, comprese le preziose sale affrescate, furono utilizzati come magazzini agricoli
due passi nell’Abbazia
A fianco della basilica si erge quello che resta del complesso abbaziale.
Nella tradizione dei monasteri benedettini, l’edificio si sviluppava attorno al chiostro porticato, con al centro il pozzo.
I monaci trascorrevano qui le loro giornate nel rispetto della regola monastica ora et labora. Qui c’era il refettorio, il dormitorio (ora museo), l’aula capitolare.
Pomposa – Il Palazzo della Ragione
Sorge accanto al complesso monastico. Era qui che l’Abate esercitava l’amministrazione della giustizia sui vasti territori che erano alle dipendenze del monastero.
Abbazia, il Refettorio
Gran parte degli affreschi è andata perduta perché rimase privo di copertura per parecchi anni Si sono salvati quelli della parete est, che ora si possono ammirare, staccati e sistemati su di un supporto
Pomposa, il Museo
Si trova al primo piano e raccoglie i materiali appartenenti all’Abbazia e provenienti da ritrovamenti e scavi archeologici.
Abbazia di Pomposa, Sala delle Stilate
Deve il suo nome ai pilastri in legno di quercia che sostengono le travi del solaio. La struttura molto rustica fa pensare al suo uso come magazzino.
Aula Capitolare dell’Abbazia di Pomposa
Luogo di riunione dei monaci, contiene un ciclo di affreschi che per molto tempo furono creduti opera di Giotto.
Basilica di S. Maria
Il colore acceso dei mattoni della sua facciata, gli inserti in marmo, le scodelle maiolicate, coloratissime, la rendono spettacolare.
Il 21 marzo, nel mezzogiorno solare, quando il sole illumina l’atrio, il sole penetra nelle scodelle maiolicate, riflettendone la luce.
All’interno della basilica di Santa Maria uno dei cicli di affreschi più preziosi della provincia, di ispirazione giottesca, e il bellissimo pavimento a mosaico, unico nel suo genere.
Abbazia di Pomposa, Campanile
A lato della chiesa il campanile, datato 1063 e alto 48 metri.
Imponente come un faro, segnala la presenza di Pomposa da molto lontano.
La serie di bifore, trifore e quadrifore aumenta di numero e di dimensione verso l’alto. Le aperture si fanno via via sempre più grandi, donando leggerezza ed eleganza.
E’ stata una giornata magica e rilassante, immersi nel verde della pianura.
Natura, arte, storia e, a due passi… mare!
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